2 Maggio 2025
Politica industriale, (s)gradito ritorno? – Sbilanciamoci


Con la pubblicazione del Libro Verde da parte del Ministero delle Imprese si torna a parlare di politica industriale, dopo trent’anni di oblio. Quello che potrebbe sembrare un gradito ritorno, in realtà non lo è. Il nuovo podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, ci spiega il perché.

A volte ritornano. È il caso della politica industriale in Italia, che riappare nelle pagine del recente Libro Verde pubblicato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Ed è così che, dopo trent’anni di sostanziale oblio, lo Stato riprende a interrogarsi sul suo ruolo e il suo spazio di iniziativa per rilanciare lo sviluppo del Paese e assicurare la tenuta e l’allargamento della nostra base produttiva.

Le sfide e le criticità che abbiamo di fronte sono urgenti e di grande portata. Il declino industriale in Italia non accenna ad arrestarsi, complice la caduta di settori storicamente trainanti del manifatturiero – l’automotive, il siderurgico, il tessile, gli elettrodomestici – e una concorrenza con i giganti cinese e statunitense che vede il Paese, al pari dell’Europa, in una posizione di forte ritardo competitivo e svantaggio tecnologico, tanto più in una fase come quella attuale di profonda riconfigurazione delle catene globali del valore e del sistema internazionale degli scambi dopo la pandemia, la guerra in Ucraina, la nuova politica commerciale inaugurata da Trump. 

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Il Libro Verde ministeriale si inserisce appunto in questo contesto globale, europeo e nazionale complesso e turbolento, proponendo una tassonomia delle nostre filiere produttive strategiche e assegnando all’attore pubblico la funzione di stratega del nuovo approccio di politica industriale. Si riconosce così la necessità di porre fine alla lunga e fallimentare stagione del laissez faire e della mano libera al mercato – salvo poi dover intervenire per correggerne i fallimenti –, condita da ricchi incentivi e sgravi fiscali a pioggia, senza condizionalità, per le imprese. Sembrerebbe insomma di assistere a un gradito ritorno della politica industriale. 

Ma non è così: gli indirizzi e gli orientamenti del Libro Verde, che troveranno una più precisa sistematizzazione e concretizzazione con la chiusura della consultazione pubblica sul testo e la prossima pubblicazione di un Libro Bianco, destano perplessità e preoccupazione. Il nucleare per la generazione di elettricità e i biocarburanti per alimentare i motori endotermici come risposte alla transizione ecologica ed energetica, l’ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro come chiave di volta per aumentare la produttività e gli investimenti, il rafforzamento dell’industria militare come leva per trainare l’export e le produzioni civili: sono queste le priorità di politica industriale che vengono identificate. 

L’ottava puntata del podcast “A qualcuno piace verde” dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, si addentra nella lettura delle pagine distopiche del Libro Verde e offre – con gli interventi di Duccio Zola e Dario Guarascio (Campagna Sbilanciamoci!), Mariagrazia Midulla (WWF) e Andrea Boraschi (Transport&Environment) – una prospettiva radicalmente alternativa: quella di una politica industriale davvero strategica, con al centro un rinnovato protagonismo dell’attore pubblico nel ridisegnare il modo in cui produciamo, lavoriamo e consumiamo, e con la giusta transizione ambientale e sociale come stella polare per orientare lo sviluppo sostenibile del Paese. 



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