3 Maggio 2025
Servizi: il motore invisibile della globalizzazione 2.0


Le prospettive per il commercio globale si sono deteriorate drasticamente negli ultimi mesi a causa dell’impennata dei dazi e dell’incertezza delle politiche commerciali. Sulla base delle misure annunciate e in parte messe in atto dagli Stati Uniti, la World Trade Organization (WTO) ha rivisto al ribasso le sue previsioni sull’andamento degli scambi mondiali.  

Si prevede ora che il volume degli scambi mondiali di merci diminuisca dello 0,2% nel 2025 per poi riprendere a crescere moderatamente del 2,5% nel 2026. La nuova stima per quest’anno è inferiore di quasi tre punti percentuali rispetto a quanto sarebbe stato senza i recenti cambiamenti di politica economica e segna una significativa inversione di tendenza rispetto all’inizio dell’anno, quando ci si aspettava una continua espansione commerciale sostenuta dal miglioramento delle condizioni macroeconomiche.

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Tuttavia, quando si parla di interscambio mondiale occorre tenere presente che oltre alle merci, direttamente colpite dai dazi e dalle politiche commerciali, sui mercati globali vengono venduti in misura crescente anche servizi di vario tipo. Fino ad alcuni decenni fa questi venivano considerati non commerciabili internazionalmente perché, trattandosi di produzioni non immagazzinabili, l’erogazione di un servizio – soprattutto in passato – richiedeva la prossimità fisica tra chi il servizio lo produceva e lo vendeva e chi il servizio lo utilizzava: produzione e utilizzo erano spesso contestuali.

Non solo beni

Ma da alcuni anni l’avvento degli scambi digitali ha modificato radicalmente questo quadro: per tanti servizi è adesso possibile l’erogazione a distanza con produttore e fruitore del servizio collocati in aree geografiche diverse. Si pensi ai servizi finanziari e assicurativi, ai servizi di consulenza e ad altri tipi di servizi alle imprese, che vengono scambiati attraverso interazioni digitali. Inoltre, una quantità crescente di servizi viene venduta incorporata nei beni che vengono commerciati sui mercati mondiali: per esempio, il contenuto di servizi informatici nei beni elettronici, la ricerca e sviluppo incorporata in farmaci o altri prodotti tecnologici oppure il design di alcuni beni di consumo.

Rimane vero che alcuni servizi sono tutt’oggi più complicati da scambiare a livello internazionale perché richiedono che si spostino il fruitore, come nel caso dei servizi turistici, piuttosto che l’erogatore, come nei servizi di trasporto. Ma negli ultimi decenni le prospettive complessive sono molto cambiate, oltre che per l’avvento delle connessioni digitali, anche perché è aumentata la facilità di movimento delle persone per ottenere un servizio all’estero e la mobilità delle imprese per erogare servizi. Se si pensa che nella maggior parte dei Paesi la quota maggioritaria di PIL e di occupazione è generata proprio nel settore terziario, appare inevitabile che anche questo comparto, almeno in una certa misura, venisse coinvolto nella globalizzazione.

Rispetto al loro peso economico, i servizi però pesano ancora relativamente poco negli scambi commerciali internazionali. La quota dei servizi sul totale del commercio globale era pari al 26,4% nel 2024, in crescita e attualmente al livello più elevato dal 2005 in termini percentuali, ma ancora ben al di sotto del peso interno del terziario in tutti i Paesi. Gli scambi “intangibili” sono mediamente cresciuti più di quelli di merci negli ultimi anni, ma risentono ancora di alcune difficoltà e di barriere non tradizionali. I servizi, infatti, non sono soggetti a dazi o altre misure doganali, ma sono fortemente regolamentati in tutti i Paesi e dunque la loro erogazione da parte di imprese straniere è soggetta a diversi vincoli. È interessante notare che la crescita maggiore è quella registrata dagli scambi di servizi erogati digitalmente, che, nonostante le possibili barriere normative e regolamentari, sono soggetti in media a bassi costi di erogazione e accesso. Anche in anni di caduta del commercio internazionale come nel 2020, gli scambi di servizi erogati digitalmente hanno continuato a espandersi in modo sostenuto.

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I rapporti di forza

I Paesi maggiormente coinvolti negli scambi di servizi coincidono solo in parte con i principali esportatori e importatori di merci. Gli Stati Uniti risultano al primo posto sia come esportatori che come importatori, sia per tutti i servizi che per quelli digitali, mostrando un ampio surplus commerciale in questo comparto, che in larga misura compensa il disavanzo commerciale nelle merci (Tabelle 1 e 2).  Al netto degli scambi intra-UE (che da soli superano 1.500 miliardi di dollari) e considerando l’Unione europea come un unico soggetto, l’UE risulta essere il primo esportatore e importatore mondiale di servizi, ma con un avanzo commerciale più basso di quello USA. La Cina, primo esportatore mondiale di merci, considerando gli scambi di servizi scende al quinto posto e al sesto come esportatore di servizi digitali, superata dall’India, che negli scambi di merci ha un peso molto minore. Molto elevata è la posizione nelle vendite “intangibili” dell’Irlanda, base europea di molte imprese high-tech straniere e in particolare americane.

Tabella 1 – Top 10 esportatori e importatori di servizi commerciali nel 2024

Esportatori Valore ($ mld) Var.% annua Importatori Valore ($ mld) Var.% annua
USA 1.077 8 USA 787 9
Regno Unito 645 11 Cina 608 11
Irlanda 519 20 Germania 550 6
Germania 465 4 Irlanda 467 11
Cina 444 17 Regno Unito 399 11
Singapore 395 10 Singapore 351 8
Francia 391 6 Francia 339 2
India 374 11 Paesi Bassi 306 5
Paesi Bassi 329 4 India 268 9
Giappone 223 9 Giappone 240 6
Mondo 8.687 9 Mondo 7.935 8
Fonte: WTO, Global Trade Outlook and Statistics, aprile 2025

Tabella 2 – Top 10 esportatori e importatori di servizi scambiati digitalmente nel 2024

Esportatori Valore
($mld)
Var.% annua Importatori Valore
($mld)
Var.% annua
USA 707 7 USA 424 8
Regno Unito 452 9 Irlanda 399 11
Irlanda 417 25 Germania 266 7
Germania 272 5 Regno Unito 202 7
India 269 8 Paesi Bassi 194 5
Cina 221 6 Francia 176 2
Singapore 204 8 Singapore 165 5
Paesi Bassi 201 3 Cina 165 4
Francia 200 8 Giappone 162 7
Lussemburgo 126 3 Svizzera 143 11
Mondo 4.637 8 Mondo 3.888 7
Fonte: WTO, Global Trade Outlook and Statistics, aprile 2025

Secondo molti osservatori, i cambiamenti in atto nel commercio mondiale e nelle politiche tariffarie potranno investire anche gli scambi di servizi, ma solo in parte. Il WTO prevede che anche il commercio di servizi, sebbene non direttamente soggetto a dazi e per il momento non coinvolto direttamente nella guerra commerciale, risentirà negativamente del rallentamento atteso, ma con effetti meno drastici rispetto agli scambi di merci. I cali del commercio di beni indotti dai dazi indeboliscono la domanda di servizi correlati come trasporti e logistica, mentre una maggiore incertezza frena la spesa discrezionale per i viaggi e rallenta i servizi legati agli investimenti. Un’ampia gamma di servizi intermedi che supportano il commercio di beni manifatturieri e il funzionamento delle catene globali del valore, come i servizi professionali, di ingegneria e di ricerca e sviluppo, nonché i servizi IT e vari servizi alle imprese, saranno influenzati dall’attuale contesto economico e potrebbero subire un calo della domanda.

In futuro le tensioni commerciali tra alcuni Paesi potrebbero aumentare le barriere esistenti all’interscambio di servizi, per esempio con normative più severe sulle licenze di proprietà intellettuale, limitando la crescita dei servizi forniti digitalmente, come quelli forniti tramite streaming, giochi online o piattaforme di formazione a distanza, riducendo le esportazioni dei loro fornitori. Un eventuale decoupling completo tra USA e Cina, che interrompesse anche gli scambi in e-commerce, potrebbe portare a ulteriori riduzioni.

Nonostante l’impatto negativo dell’incertezza e delle tensioni legate ai dazi di Trump, il WTO prevede però che il volume globale del commercio di servizi commerciali continuerà ad aumentare anche nei prossimi anni e crescerà del 4,0% nel 2025 e del 4,1% nel 2026 (Figura 1), molto più degli scambi di merci. Si tratta di stime ben al di sotto delle previsioni di qualche mese fa, ma con numeri positivi. Tra i servizi, se non subentreranno nuove inattese barriere, si prevede che i servizi erogati digitalmente manterranno una forte crescita, del 5,6% nel 2025 e del 4,7% nel 2026 (Figura 2).

Figura 1 – Andamento degli scambi internazionali di servizi commerciali in volume (2015 = 100)

Nota: il commercio si riferisce alle esportazioni. I dati per il 2025 e il 2026 sono proiezioni.
Fonte: WTO, Global Trade Outlook and Statistics, aprile 2025

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Figura 2 – Andamento degli scambi internazionali di servizi commerciali per categoria (2015 = 100)

Nota: il commercio si riferisce alle esportazioni. I dati per il 2025 e il 2026 sono proiezioni.
Fonte: WTO, Global Trade Outlook and Statistics, aprile 2025



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