4 Maggio 2025
L’evasometro stana chi non paga le tasse, via ai controlli fiscali


La Guardia di Finanza può disporre di un nuovo ed efficace strumento per contrastare l’evasione fiscale: l’evasometro. Grazie alla sua introduzione vengono messe sul tavolo una serie di novità di rilievo: si baserà sull’analisi di diversi indicatori per stanare i soggetti a rischio evasione fiscale tra quanti hanno dei debiti con l’Agenzia delle Entrate, nonostante possano far conto su importanti disponibilità finanziarie depositate all’estero.

Ma non solo: l’evasometro del 2025 si appoggerà ai dati relativi ai soggetti che aprono e chiudono frequentemente la partita Iva, oltre a registrare le frodi effettuate sui crediti d’imposta.

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Come funziona l’evasometro nel 2025

Nel tentativo di dare la caccia ai soggetti a rischio evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate possiede un nuovo strumento che va a sostituire il redditometro: l’evasometro. A seguito dell’entrata in vigore del Dlgs n. 108/24, l’Ade ha definitivamente detto addio al redditometro come strumento sul quale appoggiarsi per verificare quale sia il reddito dichiarato da un contribuente e le spese che lo stesso ha sostenuto nel corso dell’anno.

Attraverso l’evasometro, oggi come oggi, vengono migliorati i controlli: l’obiettivo è quello di concentrarsi, prima di tutto, su quelli che sono ritenuti i grandi evasori.

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L’intento è quello di individuare i soggetti che risultano essere maggiormente esposti con l’Agenzia delle Entrate incrociando i dati:

  • che provengono dall’anagrafe dei rapporti finanziari;
  • che derivano dal Crs, il Common Reporting Standard;
  • inseriti direttamente dai contribuenti all’interno della dichiarazione dei redditi.

Le indagini, proprio nel 2025, vengono rafforzate grazie all’impiego del Silver Notice, un sistema di cooperazione internazionale che permette di interrogare le banche dati patrimoniali che sono presenti in oltre 50 Paesi.

In questo modo l’attività investigativa viene facilitata. Il flusso di dati che arriva attraverso questo sistema, come richiesto direttamente dalla Guardia di Finanza, giunge a cadenza mensile e permette di monitorare puntualmente la situazione degli eventuali scostamenti patrimoniali.

Chi rischia i controlli fiscali

Insomma, l’evasometro, incrociando i dati che arrivano dalle diverse fonti, delinea il rischio fiscale di un singolo contribuente. Grazie a questo risultato è possibile realizzare delle liste di soggetti che vengono prescelti per effettuare i controlli del Fisco.

A essere più a rischio di controllo sono quelli con ingenti debiti fiscali – generalmente parliamo di cifre che superano i 50.000 euro – ma che hanno delle importanti disponibilità finanziarie all’estero. Gli accertamenti, a questo punto, permettono di verificare chi abbia aderito alla rottamazione fiscale in buona fede e chi, invece, lo abbia fatto in modo strumentale.

Attraverso l’evasometro si vuole evitare che il debito fiscale di questi soggetti cresca ulteriormente, andando ad intaccare direttamente le disponibilità che sono in loro possesso.

L’Agenzia delle Entrate, inoltre, potrebbe mettere in atto una serie di attività che potrebbero evitare che questi soggetti spostino all’estero le proprie disponibilità finanziarie, situazione che renderebbe difficile chiedere il saldo dei debiti.

Gli strumenti di controllo adottati

L’evasometro si appoggia su una serie di banche dati, le più importanti sono le seguenti:

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  • il Common Reporting Standard (CRS), che permette di scambiare automaticamente le informazioni fiscali;
  • le segnalazioni che gli intermediari fiscali sono obbligati a effettuare;
  • l’archivio dei rapporti finanziari.

Spetta direttamente all’Unità Integrata Permanente di Analisi del Rischio (Uipar) provvedere a coordinare tutte le operazioni previste.

Quali sono le situazioni a maggior rischio

Gli accertamenti che scaturiscono dall’uso dell’evasometro si concentrano principalmente sulle situazioni a maggior rischio: prima di tutto vengono colpiti i soggetti con un debito superiore a 50.000 euro e una ingente consistenza patrimoniale individuale.

Quando si verificano tali circostanze, l’Agenzia delle Entrate avvia delle procedure cautelari: scatta il sequestro o il pignoramento dei beni. Nel caso in cui ci dovessero essere dei debiti superiori a 120.000 euro è possibile procedere immediatamente con il pignoramento degli immobili, anche quando dovessero essere situati all’estero.

Quando scattano i controlli

Una domanda che sorge a questo punto è quando scattano ufficialmente le attività di accertamento? Vengono avviate nel momento in cui:

  • si registra almeno uno scostamento del 20% tra il reddito dichiarato e quello che emerge dalle spese sostenute;
  • lo scarto tra le due voci supera almeno 70.000 euro, pari ad almeno 10 volte l’assegno sociale annuo.

Ma vediamo cosa significa tutto questo ai fini pratici, con un esempio:

Se un contribuente dichiara un reddito pari ad almeno 25.000 euro nella propria dichiarazione, l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di avviare un accertamento quando, a seguito di un’analisi dettagliata delle spese, riesce a ricostruire un reddito effettivo pari a 150.000 euro.

L’evasometro, in estrema sintesi, ha lo scopo di concentrarsi sui casi di evasione più importanti, ed è per questo uno strumento molto più preciso rispetto ai precedenti.

Quali sono le transazioni a maggiore rischio

Particolare attenzione è focalizzata sulle transazioni che possono diventare oggetto di monitoraggio: l’evasometro si concentra su quelle con un importo superiore a 5.000 euro.

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Stiamo parlando di tutte le movimentazioni finanziarie, come prelievi o bonifici, che vengono effettuati in Italia o all’estero. Ma anche quando acquisti di beni come auto, moto, immobili o imbarcazioni. Tutti questi dati confluiscono all’interno della banca dati fiscale.

Come funziona la privacy

Per rispettare la normativa sulla privacy tutte le informazioni raccolte vengono gestite in modo anonimo.

I funzionari addetti ai controlli vengono a conoscenza dei nomi solo e soltanto nel momento in cui l’algoritmo segnala delle incongruenze su quanto è stato dichiarato e quanto il singolo soggetto ha effettivamente speso.

Come difendersi dall’evasometro

Nel momento in cui un contribuente registra un significativo scostamento tra quanto dichiara e le spese che ha sostenuto, dovrà fornire tutte le prove necessarie a dimostrare la bontà della propria situazione. Tutte le anomalie per le quali non viene fornita un’adeguata giustificazione da parte del diretto interessato portano a un accertamento.

Le giustificazioni necessarie per spiegare la propria situazione finanziaria possono essere costituite da:

  • redditi esenti percepiti nel corso del periodo d’imposta;
  • redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta;
  • redditi percepiti negli anni precedenti, dunque con risparmi accumulati nel corso del tempo;
  • donazioni indirette ricevute, come quando i genitori pagano le spese per i figli.





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