
L’Umbria mostra segnali di ripresa, ma cammina a due velocità. È quanto emerge dal Dataview congiunturale di aprile 2025 del Centro Studi Tagliacarne, che fotografa una regione dinamica ma segnata da squilibri interni marcati, con Terni che cresce a ritmi sostenuti e una Perugia che arranca su alcuni dei fronti più strategici per la competitività futura.
A commentare il quadro è Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “L’Umbria ha grandi potenzialità, ma non può più permettersi una crescita a macchia di leopardo. Serve una regia condivisa tra università, imprese, istituzioni e terzo settore. Dobbiamo puntare su giovani, tecnologia e qualità”.
Perugia: bene export e terzo settore, ma frena su credito e innovazione
Perugia presenta un quadro economico a tinte miste. Se da un lato le esportazioni crescono del +5,7%, ben oltre la media nazionale (+0,4%), e le iscrizioni al RUNTS aumentano dell’11,7%, dall’altro cala drasticamente il numero di start-up innovative (-29,4%), segno di una frenata sul fronte della progettualità tecnologica.
I prestiti alle imprese sono in calo del -4,5% (peggio del dato nazionale: -3,2%), a indicare criticità nell’accesso al credito o mancanza di nuovi progetti imprenditoriali. Allarmante anche il dato sulla cassa integrazione, aumentata del 50,3%, e una variazione occupazionale appena positiva (+1,8%), inferiore alla media nazionale.
Terni sorprende: boom di occupazione e segnali di vitalità
Terni, al contrario, sorprende per crescita e dinamismo. Il tasso di occupazione cresce del +7,7%, mentre le entrate previste di lavoratori segnano un clamoroso +15,8%, contro una media italiana del +1,9%. L’export avanza del +4,3%, e le transazioni immobiliari (+1,6%) riflettono una fiducia crescente nel tessuto urbano ed economico.
La cassa integrazione aumenta solo del 3,5%, segnale di una maggiore stabilità industriale. Tuttavia, anche qui le start-up calano (-20,8%), mostrando come la questione innovazione sia una criticità diffusa in tutta la regione.
Il confronto con il Centro Italia e l’urgenza di un nuovo patto regionale
Il paragone con altre regioni del Centro Italia, come Toscana, Marche e Lazio, rivela il ritardo dell’Umbria su ricerca, sviluppo e finanziamenti alle imprese. Città come Firenze e Ancona performano meglio sull’accesso al credito e sulla nascita di nuove imprese tecnologiche.
Ancora più evidente è il gap rispetto a territori come Reggio Emilia o Modena, dove l’ecosistema innovativo è sorretto da Camere di commercio attive e politiche pubbliche aggressive. In confronto, l’Umbria appare ancora troppo legata a modelli economici tradizionali, poco aperti al rischio e poco attrattivi per l’innovazione.
Le leve per rilanciare la regione: start-up, credito e PNRR
Dai dati Tagliacarne emergono con forza le priorità strategiche:
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Sostenere le start-up innovative, con programmi regionali mirati e incentivi diretti
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Sbloccare progetti legati al PNRR, oggi rallentati da lungaggini e mancanza di regia
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Rafforzare le politiche attive del lavoro, legando istruzione e mondo produttivo
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Favorire un credito intelligente, in grado di finanziare il cambiamento e non solo la sopravvivenza
Serve un nuovo patto territoriale, che coinvolga Camere di commercio, università, imprese, istituzioni e terzo settore, per colmare il divario tra Perugia e Terni e costruire una regione più armonica, competitiva e attrattiva.
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