
Barbara Cimmino, Vicepresidente per l’Export e l’Attrazione degli investimenti Esteri di Confindustria, in occasione dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria“Italia e imprese estere: innovare per competere nel nuovo scenario globale” e la presentazione del VII Osservatorio Imprese Estere, è stata intervistata da Il Giornale d’Italia.
Cosa emerge dal VII Rapporto dell’Osservatorio Imprese Estere e cosa ci può dire di ABIE?
“Emerge una fotografia estremamente interessante della presenza delle imprese internazionali in Italia: si contano 18.400 aziende, che occupano 1.700.000 persone e contribuiscono per circa un terzo all’export delle nostre imprese.
Il lavoro realizzato da ABIE Confindustria, in collaborazione con la Luiss attraverso lo strumento dell’Osservatorio, ha due finalità principali. Da un lato, supportare queste imprese, che sono di fatto un motore per l’innovazione, la competitività e l’internazionalizzazione, non solo delle multinazionali ma anche delle catene di fornitura ad esse collegate, affinché restino e crescano sul territorio italiano. Dall’altro lato, si punta a raggiungere obiettivi ambiziosi su temi come la semplificazione, l’attrazione di talenti e un uso più efficace di alcune misure, come ad esempio la ZES Unica.”
Quali sfide affrontano quindi le imprese estere in Italia e come può il Paese attrarre maggiormente investimenti?
“Direi che la sfida più importante è quella dell’innovazione, strettamente legata al tema del capitale umano e dell’innovazione. È proprio per questo che oggi abbiamo deciso di presentare questi dati alla Luiss. Le università devono infatti partecipare attivamente alla costruzione di un ecosistema aperto a tutto il sistema Paese, che coinvolga non solo l’industria ma anche il sistema istituzionale.
È essenziale creare un ambiente in cui i nuovi talenti possano svilupparsi, anche attraverso esperienze all’estero all’interno di aziende a capitale estero, per poi rientrare in Italia e mettere a fattor comune le competenze acquisite.
L’innovazione si misura in vari modi: con l’aumento dei brevetti, che dovrebbero essere un obiettivo sia per le grandi aziende che per le medio-piccole; con la creazione di nuovi prodotti, vera specialità del nostro Paese, in grado di unire bellezza, qualità, sostenibilità e innovazione. Le imprese a capitale estero contribuiscono per il 37% agli investimenti totali in ricerca e sviluppo nel nostro Paese. Possiamo quindi affermare che ne costituiscono il motore.”
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