9 Maggio 2025
la lezione delle startup che crescono – StartUp Magazine


Avviare un’impresa è più comune che mai, ma farla crescere resta una sfida.

Negli ultimi anni si è registrato un boom nella nascita di nuove aziende, sia in Italia che nel resto del mondo. Tuttavia, i primi anni di attività sono ancora un banco di prova durissimo: molte imprese non superano la fase iniziale e il tasso di chiusura resta alto. Secondo Eurostat, nel 2020 il tasso medio europeo di nuove imprese era del 10%, mentre quello di cessazione arrivava al 9%, con forti variazioni tra i diversi Paesi. In Italia, la situazione è solo leggermente migliore, con un 8% di nuove aperture contro un 7% di chiusure, dati che riflettono la fragilità strutturale dell’ecosistema imprenditoriale, in particolare nel settore manifatturiero.

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Secondo i dati Movimprese, tra il 2022 e il 2024 in Italia si sono registrate circa 950.000 nuove attività contro 820.000 chiusure. Roma emerge con il miglior saldo positivo. Ma superare i primi anni non basta: il vero salto di qualità arriva con la crescita sostenuta, traguardo che solo poche realtà riescono a raggiungere. Nel 2022, la percentuale di imprese ad alta crescita in Italia era del 7%, inferiore alla media UE, con la Svezia al 20% e Cipro al 2%.

La gestione del capitale iniziale si rivela cruciale.

Secondo uno studio coordinato da Matteo Cristofaro (Università di Roma Tor Vergata), insieme a Ivo Hristov, Riccardo Cimini e Dan Lovallo, l’approccio adottato nella fase iniziale può determinare il futuro di una startup. Due le strade principali: conservare liquidità per prudenza oppure investire in modo deciso per accelerare la crescita. L’analisi, basata su oltre 44.000 osservazioni di aziende italiane tra il 2011 e il 2019, evidenzia come le imprese che scelgono di investire subito – in tecnologia, macchinari e sviluppo – abbiano maggiori possibilità di sopravvivere e prosperare.

Cristofaro sottolinea l’importanza di puntare su asset tangibili fin da subito, mentre Cimini evidenzia come questa strategia rafforzi anche la reputazione dell’impresa verso investitori e partner. Hristov aggiunge che l’approccio aggressivo può innescare un circolo virtuoso: riduce l’incertezza e abbassa i costi nel lungo periodo, creando le condizioni per una crescita solida.

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Ma perché queste strategie abbiano successo su larga scala, serve un supporto istituzionale coerente. Le politiche industriali possono svolgere un ruolo decisivo. In Italia, iniziative come il Piano Transizione 5.0 (12,7 miliardi di euro) e il programma Beni Strumentali – Nuova Sabatini vanno in questa direzione: aiutano le imprese a investire in digitalizzazione, sostenibilità e infrastrutture, incentivando il coraggio strategico.

Il successo di una startup dipende tanto dal coraggio degli imprenditori, quanto dalla capacità del sistema Paese di sostenerli nel lungo periodo.



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