
di Francesco Pontelli
Il mondo economico, distratto da definizioni manieristiche viziate da un pregiudizio ideologico come si è assistito per la definizione del PIL statunitense in flessione, non riesce a comprendere quanto emerga evidente dalle ultime trimestrali presentate dai principali Istituti bancari italiani.
Ancora oggi si utilizzano ed applicano anche nell’analisi del sistema bancario non tanto l’intelligenza artificiale quanto vecchi paradigmi economici la cui difesa diventa persino ideologica in quanto ampiamente superati dalla globalizzazione.
Se le due principali istituzioni bancarie, come UniCredit ed Intesa Sanpaolo, registrano trimestrali da record, la prima con 2,8 miliardi di utili netti mentre la seconda 2,6 miliardi, nonostante le ventisei (26) flessioni consecutive della produzione industriale.
Come logica conseguenza emerge come ormai lo sviluppo del sistema bancario non sia più legato a quello del sistema paese e tantomeno a quello industriale.
Una semplice, infatti, applicazione della logica economica dimostrerebbe senza ombra di dubbio come da anni le banche non abbiano più come strategia economica di crescita il finanziamento delle imprese dal cui andamento economico risulterebbero inevitabilmente legate e condizionate.
Viceversa, proprio i risultati delle trimestrali dimostrano come il sistema bancario abbia subito una kafkiana metamorfosi, assumendo le forme ed i comportamenti di un Private Equity, in quanto gli utili provengono soprattutto dalla gestione del risparmio privato.
Del resto, la stessa vicenda Generali, la quale ha visto la contrapposizione tra diversi gruppi finanziari ne rappresenta l’ulteriore conferma, in quanto l’oggetto del contendere riguarda la gestione del risparmio privato, il quale potrebbe addirittura confluire in una società a capitale misto italofrancese.
Senza dimenticare tuttavia anche il ruolo di semplici esattori di commissione che l’utilizzo della moneta elettronica garantisce tanto ad assicurarne una percentuale notevole degli utili.
Qualsivoglia soluzione che possa venire indicata all’interno di una strategia, che abbia come obiettivo quello di affrontare una crisi industriale di dimensioni inaudite, che si protrae da oltre due anni nella assoluta indifferenza del governo in carica, anche come sintesi malefica di un’applicazione ideologica dei Green Village e di un incapacità di governi nazionali di far valere le proprie peculiarità, potrebbe essere una riedizione del ruolo del credito d’impresa fornito dal sistema bancario, che potrebbe dare una risposta a tale problematica da affrontare al fine di favorire una ripresa.
Venendo meno il supporto degli istituti di credito alla crescita economica si determina la cristallizzazione della crisi industriale ed economica, la quale al contrario diventa invece funzionale alle rendite e speculazioni finanziarie funzionali alla gestione e crescita del risparmio privato.
La loro gestione, in ultima analisi, non determina assolutamente una crescita complessiva in più blocca ogni ascensore sociale che solo uno sviluppo economico complessivo può garantire.
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