
I temi al centro della manifestazione, con il Fondo globale, Gavi, dirigenti di imprese e attivisti della società civile
ROMA – “Sono avvocato e attivista; ho origini ugandesi, sono nata 30 anni fa con l’Hiv e oggi non sarei qui se non fosse per il Global Fund”.
Jovia Birungi Mirembe condivide la sua storia. Le discriminazioni subite da bambina per l’idea che il virus si trasmettesse soltanto per via sessuale e un cammino che non è mai facile. In questi giorni Mirembe è a Roma, per portare la sua testimonianza, personale e di attivista sociale. “Il momento è difficile” sottolinea in un’intervista con l’agenzia Dire. “Nel mondo si tagliano i fondi per la cooperazione: è fondamentale che tra le vittime di questa scelta non ci sia il diritto alla salute”.
Mirembe è una delle voci del Global Fund Advocates Network, un’alleanza della società civile impegnata a sostenere gli sforzi di questo meccanismo nato all’inizio del Duemila per supportare gli sforzi dei Paesi più vulnerabili nella lotta contro Aids, tubercolosi e malaria. Malattie che continuano a uccidere, soprattutto in Africa. Un ostacolo sulla via di nuove alleanze con i Paesi del continente, il tema al centro di Codeway, fiera della cooperazione allo sviluppo che mette insieme istituzioni, aziende, organizzazioni della società civile e realtà multilaterali.
IL MINISTRO DELLA SALUTE DI ZANZIBAR
Secondo Nassor Ahmed Mazrui, ministro della Salute di Zanzibar, nella Repubblica unita di Tanzania, “alleanza” è una parola chiave. Insieme con Mirembe interviene a un dibattito dal titolo “Piano Mattei e partenariati pubblico-privati per la salute globale”.
Il ministro condivide una storia di successi, anzitutto nel contrasto alla malaria, senza nascondersi i rischi. “Zanzibar è un arcipelago che dipende dal turismo addirittura per il 38 per cento del proprio Prodotto interno lordo” sottolinea Mazrui: “La salute è la premessa per qualsiasi tipo di mobilità umana e dunque in prospettiva di sviluppo economico”. A Codeway, organizzata da Fiera Roma e da Internationalia, non si parla solo di aiuto umanitario. Il tema è come favorire la crescita. “E l’economia dipende dalla salute” avverte Mazrui. “E’ giusto allora partire da qui, mentre si valutano le opportunità che potrebbero essere offerte dall’Italia con il suo Piano Mattei”.
L’iniziativa presentata dal governo di Giorgia Meloni nel 2024 è al centro dell’incontro. Partecipano dirigenti di organismi multilaterali come Sania Nishtar, ceo dell’alleanza per i vaccini Gavi, e Lady Roslyn Morauta, presidente del “board” del Global Fund. Con loro manager di imprese private, come Linda Storari, di Chiesi Group, Simone Mortara, di Eni, o Davide Zanolini, di Piaggio.
Ci sono poi rappresentanti di organizzazioni della società civile: tra loro Andrea Atzori, di Medici con l’Africa Cuamm, e Giovanni Guidotti, della Comunità di Sant’Egidio. Interviene infine Jennifer Lotito, di Red, impegnata a coinvolgere le imprese nell’impegno per la salute globale.
Lo sguardo è a 360 gradi. Mazrui sottolinea il contributo che Fondo globale e Gavi hanno offerto a Zanzibar per la lotta alla mortalità materno-infantile. E dal locale si allarga la prospettiva, ad abbracciare i grandi numeri, che poi sono anche storie di persone. “Il partenariato pubblico-privato è stato centrale per il successo di Gavi nel proteggere oltre un miliardo di bambini e salvare oltre 18 milioni di vite dal 2000”, sottolinea Nishtar. “Guardando al nostro prossimo periodo strategico, vogliamo accelerare la collaborazione con il settore privato e con altri partner che portano nuova energia, nuove idee e nuovi investimenti, per aiutarci a proteggere più persone, da più malattie, più rapidamente che mai”. Secondo Morauta, “dalla sua nascita, il Global Fund ha salvato oltre 65 milioni di vite e contribuito a ridurre di oltre il 61 per cento il tasso di mortalità combinato per Aids, tubercolosi e malaria nei Paesi dove investe”. Ci sono però nuove sfide da affrontare.
“Da una crescente resistenza ai farmaci alla pressione sui sistemi sanitari causata dai cambiamenti climatici e dai conflitti” sottolinea Morauta. “E’ essenziale una collaborazione solida tra governi, settore privato e società civile”.
L’APPUNTAMENTO DI GINEVRA
Temi che saranno discussi ancora la prossima settimana, a Ginevra. Da lunedì nella città svizzera è infatti in programma l’assemblea annuale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Di “un momento cruciale per la salute globale”, dice Catharina Boehme, vicedirettrice generale dell’Oms. Tra i nodi, secondo la responsabile, i “cambiamenti profondi nello scenario dello sviluppo internazionale”.
A ormai oltre cinque anni dal manifestarsi del Covid-19, gran parte dell’attenzione sarà rivolta all’adozione di un accordo internazionale su come migliorare la prevenzione e la gestione delle future pandemie. All’ultima fase dei negoziati non hanno partecipato gli Stati Uniti.
Sotto la guida del presidente Donald Trump, Washington si prepara infatti al ritiro dall’Oms. Una scelta destinata ad avere ripercussioni per tutti. Gli Stati Uniti sono a oggi il donatore di riferimento: ancora nel 2022-2023 hanno stanziato per i programmi dell’Organizzazione circa un miliardo e 300 milioni di dollari. Secondo Stefano Vella, docente di Salute globale all’Università cattolica del Sacro cuore di Roma, animatore dell’incontro a Codeway in qualità di vicepresidente di Friends of the Global Fund Europe, “investire nella sanità non è solo un imperativo morale, ma anche strategico”.
L’esperto sottolinea: “Prevenire malattie e decessi favorisce il benessere individuale, riduce la pressione su famiglie e comunità e consente a popolazioni più sane di apprendere, lavorare e contribuire alla crescita economica”. E ancora: “Nei Paesi a basso e medio reddito, sistemi sanitari resilienti sono fondamentali per lo sviluppo e la stabilità a lungo termine”. Poi, sulle responsabilità del settore privato: “Investimenti continui e partenariati innovativi sono essenziali per raggiungere le persone più vulnerabili e rafforzare i sistemi sanitari dell’Africa”.
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