4 Maggio 2025
Umbria divisa in due: Terni accelera, Perugia rallenta



Occupazione ed export spingono Terni, mentre Perugia soffre su innovazione e credito

L’Umbria viaggia a doppia velocità. I dati del Dataview congiunturale di aprile 2025 del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne mostrano un territorio regionale in equilibrio precario tra due traiettorie economiche divergenti: da un lato Terni, che cresce in occupazione ed export, dall’altro Perugia, che rallenta, soprattutto su innovazione e credito.

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A evidenziare lo squilibrio è anche Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, secondo cui “serve una regia condivisa per superare la crescita a macchia di leopardo”. L’invito è a rafforzare le sinergie tra istituzioni, imprese, università e terzo settore per affrontare le disuguaglianze interne.

Terni: crescita solida e fiducia nel futuro

I numeri confermano il buon momento della provincia ternana. La crescita occupazionale tra il primo trimestre 2024 e il primo 2025 è stata del +7,7%, ben al di sopra della media nazionale (+1,9%). Ancora più rilevante è la proiezione delle entrate occupazionali tra aprile e giugno 2025, che segna un +15,8% contro un dato italiano fermo al +1,9%.

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Bene anche l’export, con un +4,3%, superiore alla media nazionale dello +0,4%, e le transazioni immobiliari, cresciute dell’1,6%. Sul fronte finanziario, il calo dei depositi bancari è contenuto (-0,7%) rispetto al dato nazionale (-3,2%), indicando una tenuta della liquidità e una buona fiducia delle famiglie.

Unica nota negativa: il calo delle start-up innovative, che scendono del 20,8%. Tuttavia, il dato è meno critico rispetto al crollo registrato a Perugia.

Perugia: segni di rallentamento

Il capoluogo regionale mostra invece segnali di rallentamento, specie su settori strategici. Le start-up innovative crollano del 29,4%, contro un dato nazionale del -6,1%. Un segnale di allarme in un contesto che dovrebbe puntare sulla conoscenza e sulla ricerca per mantenere competitività.

Anche i prestiti alle imprese diminuiscono (-4,5%), peggio della media italiana (-3,2%), suggerendo un clima di sfiducia o bassa progettualità imprenditoriale. La cassa integrazione cresce del 50,3%, indicando difficoltà produttive in diversi comparti, in particolare quello industriale.

Sul piano occupazionale, la crescita è modesta (+1,8%) e le previsioni di assunzioni aumentano solo dello 0,2%, a fronte di un +1,9% nazionale.

Non mancano tuttavia indicatori positivi: le esportazioni aumentano del 5,7%, le transazioni immobiliari dello 0,2%, e le iscrizioni al RUNTS (Registro unico del terzo settore) dell’11,7%, ben sopra la media nazionale (+8,2%), segnale di una vitalità sociale ancora forte.

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Un confronto regionale impietoso

Il confronto con altre realtà del Centro Italia mostra una Umbria in ritardo su innovazione e finanza d’impresa. Firenze e Ancona mantengono buone performance su start-up e credito, pur crescendo meno sull’export. Ancora più marcato è il divario con l’Emilia-Romagna, dove territori come Modena e Reggio Emilia mostrano maggiore propensione all’investimento tecnologico, con un ruolo attivo delle Camere di Commercio nel sostenere ricerca e internazionalizzazione.

L’Umbria resta invece legata a modelli economici più tradizionali, con scarsa propensione al rischio e forte dipendenza da settori consolidati.

Rilanciare con PNRR e sistema camerale

Per Mencaroni, la chiave del rilancio sta in una strategia condivisa, che valorizzi le energie locali, ma superi le disparità. Il sistema camerale si propone di accelerare l’accesso ai finanziamenti, sostenere l’ecosistema delle start-up e promuovere nuova occupazione qualificata.

Fondamentale sarà l’utilizzo mirato dei fondi del PNRR, ancora in parte bloccati. Gli analisti del Centro Studi Tagliacarne sottolineano come il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, una nuova stagione di credito intelligente e l’investimento in tecnologia siano leve essenziali per riequilibrare la crescita regionale.

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L’Umbria, oggi, è una regione a due velocità. Ma la sfida della transizione digitale ed ecologica impone un cambio di passo unitario. La crescita non può più essere “a macchia di leopardo”. Occorre una visione strategica integrata in grado di superare gli squilibri territoriali. Come ha ricordato Mencaroni, “la competitività si costruisce insieme, oppure non si costruisce affatto”.

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