12 Maggio 2025
crescono l’interesse per i mercati privati e il focus sulla sostenibilit�


Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione porta con s�, tra le altre cose, un incremento delle necessit� di protezione contro i rischi legati all’et� avanzata, con il comparto assicurativo chiamato a soddisfare la crescente domanda di reddito stabile e privo di preoccupazioni che arriva da una quota maggiore di pensionati.�Il settore Vita, infatti, rappresenta storicamente uno strumento centrale per diminuire l’incertezza del futuro e rafforzare la formazione di risparmio,�oltre a essere una risposta alle esigenze di pianificazione e protezione del proprio patrimonio.

Dopo la contrazione registrata nel biennio 2022-2023,�lo scorso anno la raccolta premi del settore assicurativo italiano � tornata a crescere�nei rami Danni (+7,9%) ma soprattutto in quelli Vita (+19,9%). Complessivamente�i premi raccolti nel 2024 da tutte le imprese operanti nel nostro Paese sono aumentati del 16,2% sfiorando i 170 miliardi, rispetto al calo dell’1,2% segnato nel 2023. In particolare, con riferimento alle sole imprese nazionali e alle rappresentanze di imprese extra-europee,�la raccolta premi nei rami Vita ha superato i 110 miliardi, in aumento del 19,5%�(-3,5% nel 2023) e trainati principalmente dal +50% delle polizze�unit-linked�(ramo III) e dal +11% delle polizze sulla Vita (ramo I).

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Risultati che si inseriscono in un quadro in miglioramento rispetto all’anno precedente,�complice anche la parziale diminuzione dei tassi di interesse, ma che ora si trovano a dover fare i conti con le nuove turbolenze sui mercati finanziari. Secondo la�Global Insurance Survey�annuale di Goldman Sachs Asset Management, tra i principali rischi per i portafogli assicurativi al primo posto torna l’inflazione (52%), seguita dai timori per una recessione negli Stati Uniti (48%), dalla volatilit� dei mercati (47%), dalle tensioni geopolitiche (43%) e da dazi e dispute commerciali (32%).

Anche per queste ragioni, sottolinea la�survey, gli assicuratori stanno aumentando la propria esposizione verso�asset class�con un potenziale di rendimento pi� elevato e una maggiore diversificazione, confermando l’interesse nei�private market.�In base ai risultati della settima edizione dell’indagine sulle politiche di investimento SRI dei�player�istituzionali curata dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali,�tra le forme di investimento principali delle Compagnie di Assicurazione�i FIA si confermano al secondo posto con il 91% delle preferenze�(dietro alle sole obbligazioni con il 95%), in aumento rispetto all’82% dello scorso anno. Ciononostante,�il 57% dei rispondenti si dichiara intenzionata ad aumentare la propria esposizione verso fondi alternativi in futuro�(erano il 50% nel 2024). Tra le altre forme di investimento “preferite” si riscontrano i fondi comuni e le azioni, utilizzati entrambi dall’86% dei rispondenti, seguiti dagli ETF scelti dall’81% del campione. Osservando le intenzioni future di investimento, le obbligazioni si confermano lo strumento prediletto con il 91% delle preferenze, seguite da azioni ed ETF entrambi al 62% e, come detto, dai FIA (57%).

Figura 1 – Gli investimenti delle Compagnie di Assicurazione: presente e intenzioni future a confronto

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Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 – “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Pur in un contesto dominato da incertezza, inoltre,�le Compagnie di Assicurazione confermano il proprio impegno sui temi legati alla sostenibilit�, con l’adozione di una politica formale SRI da parte del 95% del campione. Una scelta motivata nell’80% dei casi proprio dalla necessit� di�“gestire in maniera pi� efficace i rischi finanziari”, tanto pi� che anche nelle valutazioni ex post dell’applicazione di tali politiche l’impatto maggiore risulta essere�“la diversificazione del rischio”�(74%), sebbene solo il 33% dei rispondenti ritenga che la componente ESG abbia mitigato il rischio complessivo del portafoglio durante le turbolenze dei mercati finanziari.�

Inoltre, le Compagnie si stanno dotando sempre di pi� al loro interno di�figure con competenze specifiche rispetto agli investimenti ESG:�infatti il 67% ha una risorsa o addirittura un intero team dedicato e il 24% gestisce comunque internamente i processi ESG, pur senza aver indentificato una risorsa specifica. Valori questi che si discostano significativamente da quelli rilevati per l’intero panorama delle altre tipologie di investitori istituzionali (Casse di Previdenza, Fondazioni di origine Bancaria, fondi pensione negoziali e preesistenti), per i quali la percentuale di chi � dotato di figure interne � solo del 14%, mentre il 45% degli enti si avvale di un supporto esterno.�Anche rispetto al tema della trasparenza le Compagnie si rivelano particolarmente attente:�tutte le Compagnie, con l’eccezione di un solo intervistato, pubblicano un documento che illustra le caratteristiche della politica SRI (escludendo il comporto assicurativo, a livello aggregato tra le altre tipologie di investitori la percentuale � ferma al 34%). La medesima attenzione si riscontra nella redazione di un documento di rendicontazione delle strategie, prassi che coinvolge 80% delle Compagnie contro il 24% rilevato per l’aggregato delle altre tipologie di investitori.�

Passando alle strategie utilizzate, tra quelle di cui si avvalgono maggiormente le Compagnie di Assicurazione�al primo posto si confermano le esclusioni con il 95% delle preferenze,�seguite a pari merito da convenzioni internazionali e da�best in class, entrambe al 70% e in forte crescita rispetto alle rilevazioni precedenti. Deciso balzo in avanti anche per strategie pi� attive come l’engagement�(60%), mentre l’impact investing�rimane nella parte bassa della classifica per diffusione.

Figura 2 – Le strategie di investimento sostenibile adottate

Figura 2 – Le strategie di investimento sostenibile adottate

Fonte: Quaderno di Approfondimento 2025 – “ESG e SRI, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani”​

Volgendo lo sguardo al futuro,�il 62% delle imprese assicuratrici rispondenti dichiara di voler incrementare la propria esposizione agli investimenti sostenibili�sia tramite l’acquisto diretto di strumenti finanziari sia tramite il ricorso a mandati di gestione, seppure in percentuale minore (39%). I settori verso cui dovrebbero essere indirizzate maggiori risorse si confermano in linea con quelli indicati lo scorso anno: al primo posto sempre il mercato delle energie rinnovabili, indicato dal 92% delle Compagnie che intendono aumentare l’esposizione a investimenti sostenibili, e, a seguire, la�Silver Economy,�con il 38% a pari merito con il 31% l’healthcare�e la tecnologia.�

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Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

12/5/2025



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